"Avevo impiegato un intero anno per allestire la mia bici riuscendo a fermare la spesa intorno ai duemila euro. Spesso in quel periodo avevo dovuto tenere a freno la mia irrequietezza ma ero ostinato a costruirmi una bici ed ero consapevole che ciò rappresentava un paradosso, dato che nel mercato della bici da competizione il peso del mezzo è inversamente proporzionale al prezzo e quindi con l'abbassarsi del peso cresce il costo della bici stessa. Mio padre appena capi le mie intenzioni si propose di regalarmela. Ma me ne sarei vergognato a morte. Pensavo a Sirio che era uno studente come me eppure per comprarsi la bici aveva iniziato a lavorare il pomeriggio come barman al bar di sua zia Carmelina. Fu lui a far scoppiare la mia febbre per la bicicletta. Quel pomeriggio eravamo una dozzina di noi al Boschetto seduti chi per terra chi sulla panchina a parlare del più e del meno, quando da lontano si udirono le urla di Sirio che, a cavallo del suo nuovo acquisto, procedeva velocemente verso di noi come la boccia verso i birilli. Appena ci fu addosso ci avvicinammo tutti ad ammirarla. Era una bici da cross county che profumava ancora di nuovo. Aveva il telaio colorato di verde con delle livree bianche, mentre il resto era colorato di nero. Lo conoscevo da quando eravamo nati ma non lo avevo mai visto felice, sembrava quasi un altro. Mi colpì la sua gioia e compresi che quell'ammasso di tubi saldati con le ruote dentate su cui era poggiato, doveva trasmettere strane ebbrezze."